Sulle pendici dell’Etna esiste un’interessante produzione di varietà autoctone di mele, spesso in coltivazione biologica. Il melo è tra le specie più rappresentative della frutticoltura del territorio etneo, dove è relativamente più diffusa che in altri contesti della Sicilia. Tale diffusione è da mettere in relazione con la sua ampia adattabilità agli ambienti più freddi, ciò che ne consente la presenza lungo le pendici del vulcano, a quote più elevate rispetto agli altri fruttiferi. I comuni più interessati alla coltivazione sono Pedara, Nicolosi, Ragalna, Biancavilla, Adrano sul versante sud-occidentale e Zafferana, Milo e Sant’Alfio su quello orientale, tutti in provincia di Catania. Il panorama varietale è dominato da numerose cultivar locali, in atto rivalutate sul mercato in funzione delle pregevoli caratteristiche di qualità espresse dal relativo prodotto. Molto apprezzate sono, ad esempio, le mele Cola, Gelato e Gelato Cola ad epicarpo bianco-crema, di cui abbiamo detto sopra; il quadro delle cultivar ad epicarpo rosso è meno definito per la più massiva presenza di varietà di introduzione anche recente. Accanto a quelle ricordate, numerose altre cultivar locali si rinvengono ancora sull’Etna e rappresentano un patrimonio genetico meritevole di essere raccolto, descritto e conservato. Le cultivar Maladeci, Testa di Re, Lappiona, Regina, Rotolo, Lappio, Cardillo, Granadina, Zuccareddi, sempre più difficili da reperire, fanno riferimento a tale vasto patrimonio con il quale si è espressa, ed in parte si esprime ancora, la coltura del melo sulle pendici del vulcano. Esse, però, rischiano di essere perdute; ai tradizionali impianti basati su tali cultivar locali negli ultimi decenni si sono, infatti, affiancati, ove consentito dalle condizioni morfo-pedologiche, quelli realizzati con le moderne varietà e con protocolli di coltivazione più razionali. La stagione della raccolta va dalla fine di settembre-prima metà di ottobre fino a novembre se i meleti si trovano ad altitudini elevate (sopra i 1.400 metri).